Interazioni, 1/1993: 7-11
L’illusione a due (o gemellare)
La prima esperienza di coppia realizzata da due partner giovani generalmente i- nizia con una fase d’illusione a due. Le eventuali esperienze ulteriori di coppia con altri partner tendono a riprodurre questa fase in forma attenuata o esacerbata. Questa illusione si rivela l’elemento fondante per una coppia giovane e, nello stesso tempo, la fonda come coppia di persone che sono, o che vogliono restare o diventare di nuovo giovani.
La fase seguente, quella della disillusione, può comportare la dissoluzione della coppia che riconosce con rancore e risentimento di essere stata cieca su se stessa ma può anche, attraverso una crisi e il suo superamento, permettere la riorganizzazione delle relazioni d’oggetto tra i suoi membri e l’evoluzione delle funzioni psichiche esercitate l’uno verso l’altro. Tutto questo può avvenire grazie ad una cornice formata da fantasmi nuovi di pelle familiare.
Le coppie di innamorati che si costituiscono nell’adolescenza sulla base di questa illusione, che le rende dal punto di vista immaginario eterne, sono diverse da altre coppie di adolescenti, che si incontrano attraverso la scoperta e la sperimentazione della sessualità genitale e che si concedono un avvenire temporaneo, anche effimero. Nel primo caso la coppia si fonda essenzialmente sull’intimità psichica. I partner condividono le stesse idee, le stesse letture, gli stessi studi e gusti, le stesse attività. Si comunicano costantemente i loro pensieri. La ricerca e la scoperta delle loro somiglianze costituiscono la principale fonte di energia e di soddisfazione comune. Realizzano così una coppia di gemelli immaginari, senza distinzione sessuale e, al limite, interscambiabili. Laddove non sono simili, si consolano scoprendosi complementari. Ad esempio uno dei due prende l’iniziativa in certi settori della vita pratica e l’altro, più passivo, segue volentieri. In altri settori è il secondo ad essere l’elemento portante e l’altro lo sostiene. Tuttavia questa complementarietà è mal vista nel momento in cui aumenta d’importanza, perché attenta all’ideale di una pari condivisione di tutte le attività, responsabilità, possibilità e realizzazioni, risvegliando rivalità ed esponendo così i membri della coppia alla lotta per il potere, tanto temuta e disprezzata. Una fusione simbiotica li salda insieme in ciò che Sami Ali ha descritto come uno spazio psichico d’inclusione reciproca. I1 lavoro psicoa- nalitico con coppie in difficoltà mostra spesso come ciascun partner nella prima infanzia sia stato molto dipendente, anche se in modo diverso, dall’immagine materna e non abbia potuto separarsi dalla sua famiglia d’origine se non portandosi dietro la pelle immaginaria di questa madre. La coppia si avvolge in queste due pelli immaginarie materne, strutturate secondo la doppia parete che ho descritto nel mio libro L’Io pelle (Borla, 1987, cap.9), come tipica dell’involucro narcisistico idealizzato. All’interno di esso i due giovani si sentono votati al progetto di una unione eccezionale.
Entrambi non hanno acquisito un Io pelle relativamente autonomo.
La strutturazione dell’involucro psichico della coppia resta anteriore allo stadio ben conosciuto in cui lo specchio rinvia al bambino solo davanti ad esso un’immagine visiva fascinante dell’unità e della totalità del suo corpo, in cui l’altro immaginario è percepito come l’inverso simmetrico di se stesso. Nell’illusione a due (o gemellare) si tratta piuttosto di riprodurre e perpetuare un’esperienza speculare più primitiva, in cui la madre che tiene il bambino nelle sue braccia gli mostra, nello specchio, la coppia che forma con lui, con la differenza che ciascuno dei due componenti della coppia attuale si vede reciprocamente supporto dell’altro e soste- nitore dell’unione di coppia.
Disfunzionamenti dell’Io pelle nella coppia
Come funziona l’involucro psichico immaginario in questo tipo di coppie? Questo involucro non riesce a soddisfare la maggior parte delle nove funzioni che nel mio libro ho attribuito all’Io pelle.
Funzione di conservazione: ciascuno è sollecitato dall’altro a diventare il suo oggetto-sostegno primordiale e accusato di non esserlo sufficientemente.
Funzione di contenitore: i membri di questa coppia hanno una sola psiche, come nota Ruffiot, anche se la seconda parte della sua definizione che sottolinea “una sola psiche per due corpi” si applica male a questi casi, perché i membri della coppia soffrono di avere dei corpi distinti e di doverli riconoscere diversi.
Funzione di para-eccitazione: il loro doppio involucro materno racchiude i due partner in una bolla al riparo della realtà, ma più essi s’impegnano nella vita adulta, più le esigenze della realtà psichica e sociale perforano questa bolla e fanno esplodere in pezzi la calma e la serenità che vi trovavano.
Funzione di individuazione: in queste coppie l’obiettivo non è di fornire a ciascun membro una cornice stabile e flessibile, il cui sfondo saldo favorisca lo sviluppo della propria individualità. I1 progetto comune è quello di formare una coppia ideale, generalmente diversa da quella dei rispettivi genitori. Ad esempio una coppia unita per opposizione ad una coppia genitoriale disunita o ancora una coppia omogenea in opposizione ad una coppia genitoriale caratterizzata da una marcata divisione dei ruoli maschile e femminile e dalla complementarietà tra un carattere dominatore e un carattere sottomesso. La delusione reciproca deriva dal fatto che il rimosso fa inevitabilmente ritorno. Sempre più spesso vengono rivolti rimproveri al partner visto come portatore di differenze e come fautore di disunione. Si accendono così vivaci discussioni, con il ritorno paradossale nella giovane coppia sia del disaccordo tanto aborrito sia della opposizione distintiva dei ruoli e dei caratteri, altrettanto osteggiata.
Funzione di collegamento di diverse categorie di sensazioni in uno spazio sensoriale comune: questo collegamento è largamente acquisito da ciascun partner pre- so separatamente. Ma nella coppia funziona un principio di ricerca d’identità, non soltanto dell’identità primaria delle percezioni e dell’identità secondaria dei pensieri, ma di una identità in qualche modo originaria delle sensazioni e degli affetti: ciò che prova l’uno deve essere oggetto di un’empatia immediata dell’altro. Ciò che sottende la loro relazione è il fantasma di avere un corpo unico, con una stessa pel- le, una sola bocca, un solo naso, tre o quattro occhi e orecchie, cioè un corpo dotato di organi sensoriali e di un cervello, ma le cui caratteristiche sessuali sono più o meno sfumate (a differenza di quanto avviene nelle coppie per cui l’esplorazione di queste caratteristiche costituisce un legame essenziale più o meno duraturo).
Funzione di sostegno dell’eccitazione sessuale: questa funzione è più o meno inibita; in questo tipo di coppie i rapporti sessuali sono spesso poco importanti per qualità e quantità. Succede che si limitino a dei contatti epidermici, che garantisco- no la somiglianza dei gesti e dei corpi. I membri della coppia non ricercano né trovano piacere nel coito attraverso la penetrazione che li obbligherebbe a riconoscere la differenza concreta dei loro sessi. Non progettano di avere figli, o se lo desidera- no per ragioni di conformismo sociale, non riescono ad averne, dato che non posso- no differenziarsi e progettarsi in padre e madre potenziali. L’insoddisfazione sessuale genitale si traduce in diversi sintomi: angoscia, fobie, ritiro, depressione, esplosioni di collera.
Funzione di ricarica libidica: la coppia si organizza intorno ad un Io ideale comune che rende attivi e dinamici. Entrambi i partner vivono un’illusione a due per analogia con ciò che io ho chiamato illusione gruppale: “noi dobbiamo essere, noi siamo una buona coppia”. L’oggetto coppia è iperinvestito libidicamente, ma l’odio, scisso, non è sufficientemente espulso, anche se in parte viene proiettato nel bambino che è impossibile procreare, in questo o quel genitore, parente prossimo, amico o collega di lavoro. L’odio residuo finisce per essere proiettato nel partner: è la scena di vita di coppia1, con la sua reazione di induzione circolare della violenza, secondo un processo di éscalation al quale gli interessati non riescono più a mettere fine e che costituisce uno dei motivi della loro richiesta di consultazione. Ci tengono ad essere ricevuti insieme, perché sono saldati all’interno della stessa pelle psichica e ciò che l’uno pensa e dice allo psicoterapeuta deve essere ascoltato e conosciuto dall’altro.
Funzione tossica: la nona funzione che ho assegnato all’Io pelle mira all’autodi- struzione. La formula dell’illusione a due, sopra indicata, richiede di essere completata da un enunciato paradossale del tipo: “siamo una buona coppia, in cui ciascun membro è cattivo per l’altro”. Secondo me sta in questa formulazione uno dei paradossi tipici della coppia nevrotica (con la sua versione eventualmente invertita: “siamo dei buoni soggetti che formano una cattiva coppia”). Questa formula è di- versa dal paradosso messo in evidenza da Caillot e Decherf, proprio delle famiglie con un membro anoressico, psicotico o con una problematica somatica grave: “vivere insieme ci uccide, separarci sarebbe mortale”.
Funzione di superficie di iscrizione delle tracce e dei segni: questa funzione presenta un gioco complesso. L’involucro immaginario della coppia assomiglia al bloc-notes magico di cui Freud ha sviluppato l’analogia con l’Io, ma un bloc-notes magico comune, incaricato di cancellare per ciascun partner le tracce della sua sto- ria individuale anteriore alla costituzione della coppia e al limite, di cancellarle fino alla sua inserzione genealogica.
In questo tipo di coppie il tempo sembra aver avuto inizio con la nascita stessa della coppia, una nascita per autogenerazione. Questo tempo è circolare e si racchiude su se stesso. I progetti per il futuro non sono che degli obiettivi secondari. Lo scopo primario, e anche originario, è quello di essere coppia e per questo è necessario ripetere continuamente il momento della creazione della coppia. I fallimenti di questa creazione continua vengono imputati al partner o masochisticamente a se stessi. La coppia passa attraverso degli episodi che occupano la sua vita quotidiana, ma che non vanno a costituire che una storia anedottica, anche se entrambi i partner si compiacciono a riprodurne e a variarne il racconto. In quanto coppia, questo tipo di giovane coppia si vuole sempre giovane, di una giovinezza eterna, fuori dalla storia, se per storia si intende una evoluzione lenta e profonda. Non è questa una credenza che la saggezza delle nazioni ha regi- strato in forma proverbiale? Come i popoli felici, così le coppie felici sono supposte senza una storia. L’involucro a due possiede delle caratteristiche tali che questo tipo di coppia, rinchiusa nel suo fantasma originario gemellare, è poco adatta a formare una famiglia. Si tratta dunque non di una famiglia a rischio, ma di una coppia che rischia di non diventare una famiglia.
Il lavoro psicoanalitico mira ad aiutare i due protagonisti a vivere progressivamente la disillusione, a sperimentare il carattere triangolare della relazione con lo psicoanalista e ad accettare una differenziazione sufficiente perché ciascun membro possa prendere in considerazione, ad esempio, la possibilità di alternare delle sedute di psicoterapia individuale con delle sedute di psicoterapia di coppia, basate, queste ultime, all’inizio sul verbale per poi eventualmente svolgersi in for- ma di psicodramma.
La mia griglia di nove funzioni dell’Io pelle permette di fare una diagnosi differenziale precisa e minuziosa di ciò che è inibito, regredito o alterato nel funziona- mento di ciò che Kaës e Ruffiot hanno chiamato l’apparato psichico familiare. Per- mette allo psicoterapeuta di condurre il suo lavoro su dei punti precisi, che richiedono delle elaborazioni specifiche. Questa griglia, che la pratica clinica mi ha imposto, deve tuttavia essere considerata come uno strumento modificabile e perfezionabile alla luce dei risultati ottenuti e delle difficoltà incontrate. Quanto al tipo di coppia originaria abbozzata in questo articolo, va vista come elemento di blocco nel processo di passaggio tra gli apparati psichici familiari, di cui i due membri della coppia sono il risultato, e un eventuale apparato psichico familiare da creare insieme. Vorrei concludere sottolineando come lo studio dei diversi fantasmi di pelle gemellare e familiare richieda ancora ulteriori approfondimenti e sviluppi.
– Traduzione di Katia Giacometti (Interazioni, n. 1, 1993) – Tratto dalla rivista Gruppo, 2, 1986