Molti interrogativi emergono e diversi vertici di lettura si delineano quando vengono
considerate, dal punto di vista psicoanalitico, due entità simili ma anche molto differenti quali il piccolo gruppo e la famiglia. Una somiglianza si dà, ormai, per certa: la famiglia viene considerata come un gruppo, nel senso che l’insieme familiare non è riducibile alla semplice addizione dei suoi membri, ma costituisce una nuova unità. L’interrogativo, invece, su quali dinamiche gruppali si veri fichino all’interno della famiglia, quali siano identiche a quelle del piccolo gruppo, quali si diversifichino e come, rimane aperto, e qui anche le scuole di pensiero divergono tra di loro. Una differenza fondamentale che definisce immediatamente la qualità diversa dei due spazi viene evidenziata dall’uso del corpo: la famiglia è fondata su legami di sangue e legami affettivi di grande intimità anche fisica, come il legame sessuale della coppia genitoriale, la procreazione e la cura corporea dei figli, mentre il piccolo gruppo (e non solo quello terapeutico) viene costituito da individui inizialmente estranei l’uno all’altro in cerca di interessi in comune e di legami di pensiero intimo. Nello stesso tempo il gruppo familiare è basato sull’Edipo che sancisce la differenza/complementarietà dei sessi e delle generazioni e sul tabù dell’incesto che proibisce gli scambi sessuali all’interno della famiglia, spingendo così i figli verso l’esterno, verso i gruppi degli estranei, unici luoghi dove l’accoppiamento sessuale potrà essere consumato e unica via per creare dei nuovi gruppi familiari che garantiranno la continuità delle famiglie nelle generazioni. In questo senso il transgenerazionale è anche un transgruppale. Evidentemente se questi elementi caratterizzano le interazioni sul piano della realtà, sul piano immaginario e simbolico, i rapporti diventano molto più complessi. Ci è sembrato stimolante poter domandarsi come si esprima e si articoli questa problematica dell’interno e dell’esterno, del corporeo e del mentale, del familiare e dell’estraneo, dell’intimità e dell’alterità all’interno di ciascuno dei gruppi e nel loro intersecarsi. Domandarsi come si crei e/o si attivi la gruppalità interpersonale, in rapporto con quella intrapsichica, fa sorgere innumerevoli interrogativi. Sull’asse orizzontale: come entra in contatto la gruppalità psichica intra-soggettiva con quella intersoggettiva e che tipo di legami esistono tra di loro? C’è una gruppalità che si imprime per prima sull’altra o si costruiscono e si costituiscono contemporaneamente? La dimensione somatica come influenza e viene influenzata dal “corpo” gruppale? Come si elabora il familiare e l’estraneo, il simile e il diverso, il noto e lo sconosciuto all’interno di ogni gruppo rispetto alla posizione di ciascun membro e alla rappresentazione di questa posizione all’interno di ogni individuo? Che tipo di legami si creano, come si attivano e si trasformano gli affetti e i pensieri? Sull’asse verticale: come avviene il movimento di vita e di morte nel susseguirsi dei gruppi e delle generazioni? Come vengono trasmesse le idee, i pensieri, gli affetti, i fantasmi e come si iscrive il singolo soggetto in questa eredità (affettiva, fantasmatica, simbolica)? Evidentemente questi interrogativi si situano in un campo molto ampio, offrono spunti a teorizzazioni multiple e a modelli vari e vengono affrontati sul piano clinico in maniera molto diversa. Essendo consapevoli dell’impossibilità di avere risposte omogenee ed esaurienti a tutti questi quesiti, abbiamo cercato di dare spazio a scuole di pensiero anche molto differenti ed eterogenee tra di loro in un primo tentativo di cominciare a saggiare ed esplorare il terreno.