Si sono concluse domenica 20 novembre presso la sede di via Ghirza a Roma le giornate di studio organizzate dalla Societá di Psicoanalisi della Coppia e della Famiglia (PCF).
Due giorni, il 19 e 20 novembre, i cui contenuti si sono agilmente snodati in un clima di condivisione e ricerca sui temi della coppia e delle dinamiche familiari.
Giornate di studio dalla cifra informale e gruppale, in cui si è goduta un’atmosfera coesa e pulsante, affatto ingessata, piuttosto animata dallo spirito di ricerca e dal piacere di studiare addentrandosi con animo pioneristico nelle dinamiche familiari e di coppia, campo di studio di una psicoanalisi ormai collaudata ma sempre in divenire.


L’ampio salone accoglieva un pubblico di psicoterapeuti e psicoanalisti che hanno animato un dibattito ricco e stimolante.
I lavori hanno preso avvio con l’introduzione curata da Daniela Lucarelli e Gabriela Tavazza che hanno tracciato la storia della Societá di Psicoanalisi della Coppia e della Famiglia e le attuali diramazioni dando informazioni interessanti sulle origini e lo sviluppo di quella che ormai è considerata a pieno titolo un’estensione della psicoanalisi, una compagine da cui l’ottica psicoanalitica non puó piú prescindere se vuole muoversi in modo ancor piú completo e approfondito.
Nel corso dell’incontro si è dedicato un ampio spazio alla presentazione dei lavori di ricerca di Anna Maria Castignani e Cristina Truppi. Un pubblico attento e incuriosito ha quindi ascoltato i due casi clinici descritti in modo delicato e al contempo incisivo, descrizione che ha letteralmente galvanizzato il pubblico aprendo ad un dibattito partecipato.
I lavori, commentati magistralmente da Giuseppe Saraó e Bachisio Carau, hanno fornito degli spunti di riflessione acuti che hanno avviato pensieri nuovi sulle intricate dinamiche di coppia e su come gestire il setting familiare, disegnando frontiere “altre” (o oltre) la psicoanalisi individuale e ponendo in essere interventi mirati.

Domenica i lavori sono iniziati con l’introduzione di Anna Nicoló che ha presentato Karen Proner. Una grande intensitá ha contraddistinto l’intervento della psicoanalista americana commentato con cura e precisione da Diana Norsa.Karen Proner ha parlato del setting familiare partendo dal rapporto primario. Si è soffermata in particolare sul pensiero meltzeriano laddove la relazione madre-bambino caratterizzerá, in futuro, l’andamento dei legami col mondo e con sé stessi nel mondo. Avvincente e coinvolgente la tesi esposta prende in considerazione come il legame primario influenzi lo spessore del legame di coppia e come questo poi incida sull’evoluzione delle dinamiche familiari.
La Proner dá particolare risalto al concetto di “conflitto estetico” mutuandolo da Meltzer di cui è una studiosa appassionata, e associa tale concetto all’”enigma” di Laplanche e al “punto O” di Bion.
“Egli (Meltzer) propone una riflessione, solo a titolo di congetture, che ipotizza che il conflitto estetico cominci prima della nascita, nel “cuore” della organizzazione della esperienza del feto. Meltzer dice che soltanto essendo consapevoli della complessitá della vita intrauterina e del suo effetto sulla immaginazione del bebè e della sua capacitá di esplorazione e di risposta emozionale, si puó contenere il forte impatto che l’incontro con il bambino implica”.
Madre e bambino sono allora coinvolti in una “danza” sublime che unisce il neonato alla madre nei primi giorni di vita ma che risale addirittura al periodo intrauterino.
“E’ invece una piacevole esperienza in sé e per sé, che determina un legame bello (ecco il senso dell’esperienza estetica) fra le reazioni di entrambi; una ‘danza’ sincronizzata fra la madre e il neonato”.
Questo costituirá la base dell’esperienza non solo di “essere amati” ma al contempo dell’essere identificati con il piacere che il proprio partner prova nell’essere amato. Ma Karen Proner si chiede:
“Dunque, cosa ha a che fare tutto ció con il nostro lavoro con le coppie? Ho voluto riportare tutti noi all’inizio della vita di ciascuno dei due membri della coppia per ricordarci quanto complicato è il nostro lavoro perché la relazione di reciprocitá, l’empatia, la capacitá di tollerare di non sapere cosa l’altro sta provando, e gli elementi di dipendenza e di intimitá e sopportare le incongruenze delle relazioni reali: tutto questo comincia all’inizio della vita. Sembra essere comunemente accettato che non ci si occupi troppo di queste cose nel nostro lavoro con le coppie, ma è invece sempre lí, in quell’enorme complessitá che i due individui sono stati bambini piccoli un tempo e portano queste parti di loro stessi nella relazione cosí come le tappe successive dell’infanzia, dell’adolescenza e della sessualitá adulta”.
Veramente affascinante la tesi che riporta al primo conflitto (estetico) l’andamento futuro della vita dell’individuo, il rapporto con la sua sessualitá, i suoi investimenti, il modo di coinvolgersi, la capacitá di illudersi e di disilludersi, in sintesi il modo in cui stará o sará dentro la coppia e come questo influenzerá le dinamiche familiari. Dinamiche determinate da ruoli e funzioni familiari che generano veri e propri paradigmi familiari e che, secondo Meltzer, possono essere cosí riassunti:
“generare amore”, “suscitare odio”, “infondere speranza”, “seminare disperazione”, “contenere la sofferenza depressiva”, “trasmettere ansia persecutoria”, “creare confusione”, “pensare”.
L’incontro romano nel suo complesso ha ulteriormente focalizzato quanto il lavoro con coppie e famiglie sia delicato e necessita di una formazione iper specialistica e completa poiché comporta una conoscenza approfondita delle organizzazioni di personalitá a cominciare, e senza prescindere, dalla psicologia infantile e in cui sono fondanti l’attaccamento e il modo in cui esso si risolve, il destino dell’oggetto d’amore, il superamento dell’edipo<(i>, l’organizzazione della sessualitá.
Le parole di Meltzer citato da Karen Proner rendono molto bene e sintetizzano il lavoro terapeutico con le coppie e le famiglie:
“è duro stare nella mischia, prendere calci e sopportare gli spintoni e le spinte delle identificazioni con ciascun membro della coppia”.
Per concludere Ausilia Sparano ha discusso con Karen Proner un complesso materiale clinico tratto dal suo raffinato lavoro nel reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva di un ospedale del centro di Roma. Si è trattato di un intervento di consultazione psicoanalitica con una famiglia in grande sofferenza, che ha evidenziato il legame fra transgenerazionalitá, nuove forme di concepimento ed estrema prematuritá.
Maggiori informazioni