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Il 3 e 4 dicembre 2016 si è tenuto a Roma un Convegno dal titolo: “Quale domani per la famiglia dell’oltre edipo?” organizzato dal Centro Psicoanalitico di Roma. Un convegno che si prefiggeva di affrontare argomenti di attualitá in un panorama di grande cambiamento della famiglia, naturalmente non poteva ignorare le varie forme di filiazione, dalla procreazione medicalmente assistita, fino alla eterologa, mettendo in dialogo diverse discipline quali la filosofia, il diritto, la etnologia e naturalmente la psicoanalisi.

L’interrogativo su cui i vari relatori sono stati chiamati a pronunciarsi riguarda i concetti psicoanalitici, con al centro il complesso di edipo, e la loro capacitá o meno di indirizzare il lavoro terapeutico con le coppie e con le famiglie. Ma prima ancora di capire quello che sta accadendo.

Le curatrici Emanuela Fraire e Anna Nicoló hanno introdotti i lavori ricordando che:

“Le trasformazioni che investono la famiglia contemporanea sono l’esempio piú significativo di come le veritá strutturali sostenute dalla psicoanalisi, il cui cardine è il complesso edipico, sono intrecciate con le trasformazioni storico-politiche dei legami sociali, rivendicando al movimento psicoanalitico il compito etico di abitare creativamente questo nuovo orizzonte della contemporaneitá.”

 

Juliet Mitcell si è riferita alla dimensione fraterna, riprendendo fra l’altro l’articolo di Bion sul gemello immaginario e la necessitá esistenziale di venire a capo di una sofferenza psichica che, come dice Winnicott, è fisiologica. Nella discussione si è poi ripresa la dimensione fraterna come una inedita chiave di lettura della famiglia contemporanea che sempre piú spesso si articola attorno alla figura materna, ma anche attorno a due persone dello stesso sesso, e dove il confronto fra fratelli puó costituire una occasione di vissuti edipici, piú difficili da rintracciare nella dinamica con la generazione dei genitori.

Gemma Trapanese ha portato il tema della fratria all’interno della famiglia, declinando situazioni cliniche complesse caratterizzate da traumi transgenerazionali dove i fratelli sembrano ritagliarsi ruoli complementari impliciti, e difficilmente evidenti in analisi individuali. L’estensione dell’intervento analitico alle famiglie, si è domandata la dott.ssa Trapanese, è forse oggi piú che mai una necessitá?

 

Un filmato intitolato “Come la famiglia”, composto da vari spezzoni di film sul tema della famiglia in diversi momenti storici, preparato da Francesca Piperno, ha fornito un modo di continuare a pensare intorno a temi complessi, con l’aiuto della creativitá e della intuizione di artisti abituati a usare le immagini per comunicare.

Ha introdotto i lavori della mattina di domenica Eric Smadja che ha parlato della coppia da un punto di vista sociologico, culturale e psicoanalitico, mentre Anna Nicoló si è concentrata su un tema purtroppo di grande attualitá: la violenza in famiglia, soprattutto ai danni delle donne, permettendo di entrare nel merito del tipo di legame che sottende e sostiene la violenza come forma di affermazione di sé negando il sé dell’altro.

Ha chiuso la mattinata un lavoro clinico molto raffinato di Ludovica Grassi, che attraverso la descrizione di varie situazioni cliniche ha mostrato i livelli inconsci, non pensabili, di traumi transgenerazionali che si ripetono in agiti autolesivi e generatori di un dolore che se non riconosciuto nella sua legittimitá riguardo ad eventi dolorosi, si ripresenta in contesti incongrui.

La partecipazione è stata fino all’ultimo molto numerosa e interessata.

Diana Norsa