La rappresentazione del Sé nel gruppo viene considerata non solo dal punto di vista del Sé individuale in gruppo, ma anche dal punto di vista del Sé gruppale. Quest’ultimo viene visto, nel modello di Corrao, sia come risultato di proiezioni dei Sé individuali, sia personificazione del gruppo.
Un primo modo di considerare il Sé nel gruppo è quello di prendere in esame il significato che ha per un individuo rappresentare sé stesso in relazione ai membri del gruppo di cui egli è parte. Alcune funzioni svolte dalle relazioni con gli altri evocano, mantengono e/o influenzano positivamente il senso del Sé: sintonia con gli stati affettivi, convalida dell’esperienza soggettiva, contenimento degli affetti, regolazione della tensione, riconoscimento dell’unicità e del potenziale creativo.
Nello specifico gruppale queste funzioni attraversano relazioni diadiche e poliadiche mobili, intercambiabili e complesse. Il sé individuale può essere allora rappresentato come punto d’incontro e di articolazione di queste relazioni. A questo livello, inoltre, le relazioni che emergono in gruppo possono cambiare l’individuo (e quindi la rappresentazione del suo Sé) cambiando — sia dal proprio punto di vista che dal punto di vista degli altri — le sue relazioni (Ettin, 1992).
Un secondo modo di considerare il Sé nel gruppo è quello di prendere in esame il significato che ha per un individuo rappresentare sé stesso in relazione al gruppo di cui egli è parte, percepito però come soggetto psicologico. In questo caso la relazione individuo-gruppo può configurare legami molto arcaici ed inclusivi, vicini alle esperienze descritte — in ambito duale — da Winnicott [“holding”] (Davis & Wallbridge, 1981), da Bion [“rêverie”] (Bion, 1962), o dalla psicologia del Sé [transfert d’oggetto-Sé] (Kohut, 1984; Stone, 1992; Neri 1995). Lichtenberg (1995), a questo proposito, cita l’esempio dei bambini: quando disegnano una rappresentazione della famiglia emotivamente molto carica, includono spesso (oltre ai genitori ed ai parenti) alcuni amici molto intimi, le persone di servizio e persino animali domestici, piante o oggetti che considerano parte integrante del gruppo “familiare”.
Quando il gruppo è percepito in questo modo, la sua importanza per l’individuo assume un significato particolare che potremmo avvicinare al legame d’attaccamento (Bowlby, 1969) nella relazione madre-bambino (Lichtenberg [1989] nella sua monografia sui sistemi motivazionali propone il sistema di affiliazione, specificamente centrato sul bisogno di sentirsi parte del gruppo). Il sé individuale può essere allora rappresentato come inscindibilmente articolato alla realtà gruppale, percepita come facente parte della realtà esperienziale dello stesso Sé.
A questo livello le esperienze trasformatine sono possibili nella misura in cui il legame con il gruppo venga sentito stabile e non minacciato. Questo fenomeno dà conto del fatto che alcuni autori (Yalom, 1970; Bloch & Crouch, 1985) considerano l’esperienza di coesione del gruppo analoga a quella di relazione della coppia: preliminare — quindi — e costitutiva di ogni trasformazione.
Neri (1995), mettendo in relazione queste due modalità, sostiene che «la rappresentazione di sé dei membri va di pari passo con le rappresentazioni del gruppo che vengono via via prodotte».
Correale (1991) facendo riferimento al campo istituzionale parla della funzione autorappresentativa del gruppo come della «capacità di potere entrare in contatto e in certa misura potersi rappresentare ad un livello, il più possibile elaborato, lo stato complessivo ideativo-emotivo in cui il gruppo istituzionale si sta trovando».
Corrao (1995) articola in modo assai dettagliato la rappresentazione del Sé nel gruppo alla rappresentazione del Sé del gruppo. Egli dice che nel “piccolo gruppo a funzione analitica” si può osservare un’attività mentale di gruppo” (scambio di pensieri, affetti, fantasie, memorie, sogni e sensazioni corporee) con l’insorgenza di un pensiero multiplo. Corrao ritiene che in gruppo lo stato di coscienza, le delimitazioni individuali, e i confini corporei si attenuino, sino a raggiungere livelli di “trance” leggera che facilitano il rispecchiamento reciproco negli altri. I membri del gruppo omogenizzano le loro attività psichiche e «possono sperimentare veri e propri stati di fusione mentale transitoria sia sul registro affettivo che su quello cognitivo».
Il gruppo, allora si costituisce come un contesto compatto che può assumere la configurazione di soggetto, oppure quella «di oggetto su cui proiettare sentimenti e desideri e su cui trasferire esperienze e aspettative, potenziate o idealizzate, per la evidenza della sua insiemità totalizzante». Si può quindi ammettere, dice Corrao, una rappresentazione globale e cioè l’esistenza di una mente di gruppo.
La mente gruppale, pur avendo carattere transitorio, induce modificazioni nella mente individuale e può essere considerata isomorfa ad essa. La mente gruppale, inoltre, «possiederebbe le proprietà delle strutture frattali, che si autoreplicano a diverse scale di
grandezza […] per cui il programma di un macrosistema esiste in ciascuna delle sue parti».
Si può postulare quindi l’esistenza di un Sé gruppale. Ciascun individuo ritrova nel gruppo «la medesima matrice generativa da cui, nel suo personale processo maturativo, si era originato il sistema del suo Sé personale e mentale». La cessione al gruppo, di parti del proprio Sé, ha per ogni membro una funzione di rispecchiamento. Quando il fenomeno diventa circolare nel gruppo funziona un vero e proprio Sé gruppale che è il risultato «sia delle proiezioni dei Sé individuali dei membri, sia dell’effetto di personificazione del gruppo».
Per ogni membro il gruppo assume il ruolo di “contenitore”, e al tempo stesso quello di “contenuto” consentendo a ciascuno di uscire dal gruppo con un arricchimento del Sé individuale.
Bibliografia
- Bacal Howard A. (1992), Contributions from Self Psychology Theory, in R. H. Klein, H.S. Bernard, D.L. Singer (a cura di), Handbook of Contemporary Group Psychotherapy, International Universities Press, Madison CT.
- Bion Wilfred R. (1962), Apprendere dall’esperienza, Armando, Roma, 1972.
- Bloch Sidney & Crouch Eric (1985), Therapeutic Factors in Group Psychotherapy, Oxford University Press,
- Oxford.
- Bowlby John (1969), Attaccamento e perdita, Boringhieri, Torino, 1972.
- Caretti Vincenzo (1995), Fondamenti di psicologia analitica, Laterza, Bari.
- Corrao Francesco (1995), “Sul Sé gruppale”, Atque, Moretti e Vitali Editori, n. 11 Maggio/Ottobre 1995, pp. 11-24, Firenze.
- Correale Antonello (1991), Il campo istituzionale, Borla, Roma.
- Davis Madeleine & Wallbridge David (1981), Introduzione all’opera di D. W. Winnicott, Martinella, Firenze, 1984
- Ettin Mark F. (1992), Group Psychotherapy – A Sphere of Influente, Allyn & Bacon, Boston MA.
- Kohut Heinz (1984), La cura psicoanalitica, Boringhieri, Torino, 1986
- Lichtenberg Joseph A. (1989), Psicoanalisi e sistemi motivazionali, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1995.
- Lichtenberg Joseph (1995), Comunicazione personale.
- Neri Claudio (1995), Gruppo, Borla, Roma
- Stone Walter N. (1992), “The Place of Self Psychology in Group Psychotherapy: a Status Report”,
- International Journal of Group Psychotherapy, vol. 42, 1992, n. 3, pp. 335-350, The Guilford Press, New York.
- Yalom Irwing D. (1970), Teoria e pratica della psicoterapia di gruppo, Boringhieri, Torino 1974.